Con una crescita dello 0,1% a luglio 2017 rispetto al mese precedente e un aumento del 4,4% rispetto al 2016, la produzione dell’industria italiana segna un nuovo passo avanti negli ultimi dati Istat e smentisce le attese di un risultato negativo indicate da gran parte degli analisti. È «un dato impensabile anche solo uno o due anni fa», ha commentato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, inaugurando una scuola nel milanese, a Cernusco sul Naviglio. «Il nostro Paese è finalmente in lenta ripresa, in realtà anche meno lenta di quanto si pensasse», ha aggiunto il premier. Esulta su Twitter il segretario del Pd, Matteo Renzi: «Noi portiamo l’Italia fuori dalla crisi. Salvini e Grillo portano l’Italia fuori dall’euro».
ISTAT. Altro passo avanti con un aumento dello 0,1% a luglio rispetto al mese precedente e del 4,4% su base annua
E anche dalla City arriva il riconoscimento del Financial Times: «La ripresa c’è. L’Italia è ora in marcia», si legge sul sito del quotidiano londinese. I numeri sulla produzione sono «gli ultimi di una serie di dati migliori delle stime», continua l’articolo, «la forte crescita dovrebbe proseguire» e l’ottimismo «si riflette anche in un miglioramento del mercato del lavoro». A trainare l’industria sono i beni strumentali, in crescita del 5,9% a luglio su base annua, che hanno ampiamente superato i livelli di produzione del 2010, spiega l’Istat. In particolare le macchine e le attrezzature segnano +8%, un dato in cui il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, legge che il Piano Industria 4.0 «funziona nello stimolare e sostenere gli investimenti delle imprese».
Macchinari e auto fanno da traino Gentiloni: «Ripresa meno lenta di quanto potessimo immaginare»
I segni positivi risultano diffusi a tutti i macro comparti e a dodici settori di attività su quindici, a partire dall’attività estrattiva (+8,4% sull’anno), dalla fabbricazione di macchinari (+8%), dalle industrie alimentari e dalla fabbricazione di mezzi di trasporto (entrambi +6,9%). Continua pure la volata della produzione di autoveicoli (+9,1%) mentre soffrono la fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche, quella di computer e prodotti di elettronica (entrambi a -0,6%) e il tessile-abbigliamento (-0,5%). Con il risultato di luglio prosegue una sequenza di aumenti tendenziali della produzione industriale che va avanti, con la sola eccezione di gennaio 2017, da agosto dello scorso anno. Secondo il senior economist di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli, questi dati sono «di buon auspicio» per il terzo trimestre e «il processo di generalizzata revisione al rialzo delle stime di crescita del Pil italiano è destinato a continuare nelle prossime settimane». EURO AL MASSIMO. L’euro, intanto, continua a correre raggiungendo un livello che non si vedeva dal gennaio 2015, prima che il quantitative easing di Draghi divenisse operativo. Merito del rischio di implosione dell’eurozona ormai superato, e della crescita stimata dalla Bce al 2,2% quest’anno (ben al di sopra degli Usa). Ma la stessa Bce sembra aver accettato che un certo apprezzamento è inevitabile: se Draghi ha definito l’euro a 1,20 «una fonte d’incertezza che richiede di essere monitorata», quelle parole sono lontane da quando, nel 2014 e con l’euro a 1,40, il presidente della Bce aveva parlato di «seria preoccupazione» per il tasso di cambio. Il tapering, ovvero la riduzione graduale del programma di Qe, è ormai la prossima tappa nell’agenda di Mario Draghi. Fonte: Bresciaoggi 12/09/2017