Bene gli incentivi del Piano Industria 4.0, ma alcuni imprenditori preferirebbero che si adattassero di più alle PMI. A Brescia due imprese su tre hanno fatto investimenti nell’ultimo anno, ma solo per una su tre sono attinenti al programma per la quarta rivoluzione industriale. Le altre non rientrano nelle possibilità di sgravio introdotte, tuttavia 39 su cento ha comunque investito, solo 34 non si sono mosse. Tra queste ultime spicca un 48 per cento che ha raggiunto l’equilibrio aziendale e non ha bisogno di altro. Le altre, però, non hanno potuto compiere sforzi per mancanza di personale formato (14%), continue perdite realizzate dall’azienda (7%) e mancanza di liquidità (31%). E’ quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro studi Apindustria su un campione di 100 associate per metà metalmeccaniche e per l’80% con un numero di addetti inferiore a 50, a un anno dal varo del Piano del Governo.
Sivieri: «Meglio sarebbe se fossero maggiormente adattati alle Pmi. Confortante lo sforzo delle aziende che hanno investito anche senza le agevolazioni».
È una situazione che il presidente dell’Associazione di via Lippi, Douglas Sivieri, vede in chiaroscuro. Da un lato si dice confortato da quel 39% che «ha investito al di là degli sgravi di legge con una evidente prospettiva di lungo respiro». Dall’altro non sa se quanti, per lo più metalmeccanici, hanno cambiato presse e torni per entrare nel mondo 4.0 avranno mercato nel prossimo futuro. «Non possiamo prevedere, ma quelle macchine – si chiede – saranno ancora utili fra tre anni?». E soprattutto vede con preoccupazione una rincorsa alla formazione che, nel caso, avrebbe dovuto precedere la sfida. Anche perché, dallo studio risulta che l’esigenza di prepararsi alla digitalizzazione è molto diffusa tra gli addetti e investe persino gli impiegati. I due terzi delle imprese ritiene che le risorse umane, in fase di selezione, avranno l’anno prossimo già competenze in ambito tecnologico, necessarie per interagire con i sistemi aziendali più complessi. Ma rimane forte la sfiducia, tanto che il 38% prevede altri interventi per colmare il gap di conoscenze. Durante la presentazione dei risultati è emerso che la formazione volontaria del personale non rappresenta una necessità per il 44%. Ma lo è per il 36%, che ha già svolto corsi di informatica e inglese (tramite formatori interni ed esterni): nel 71% dei casi riguardano tutti i dipendenti, a prescindere dalle mansioni e dall’anzianità in azienda. Il Piano 4.0 è quindi visto come un’opportunità in 84 casi su 100. Tuttavia per poco meno della metà del campione la dimensione aziendale è una forte discriminante, in parte per l’eccessiva complessità dei requisiti e in parte perché si ritiene strutturato tipicamente per le imprese di medie dimensioni o più. In ogni caso, la proroga degli incentivi al 2018 è vista con interesse da quasi due aziende su tre; solo il 31% dichiara che non farà investimenti l’anno prossimo. Fonte: Bresciaoggi, 1/12/2017