Carlo Guizzi, amministratore delegato di GP Progetti, partner 4.0 per chi cerca software per migliorare la produzione manifatturiera, mettere in evidenza un articolo comparso nei giorni scorsi su LinkedIn che ha poi condiviso con la sua rete professionale. Con l’arrivo dell’iperammortamento molti fornitori di macchinari stanno commercializzando i loro prodotti con una “certificazione” Industry 4.0 Ready. Vediamo di che cosa si tratta e che valore ha.
- Ricordarsi che queste “certificazioni” Industry 4.0 Readynon hanno alcun valore legale. Occorre sempre preparare uno dei tre documenti richiesti dalla legge.
- Controllare che la “certificazione” riporti esattamente la voce merceologicaalla quale il bene corrisponde e, soprattutto, verificarne la congruità. Ad esempio recentemente abbiamo avuto modo di vedere una “certificazione” nella quale un autolavaggio era classificato come “sistema robotizzato”, ma la voce dell’allegato A parla di “Robot, robot collaborativi e sistemi multi robot”. Gli autolavaggi, per quanto avanzati, non possono rientrare in questa categoria.
- Verificare che, nel caso in cui il bene rientri nelle prime voci della lista, sotto la categoria “Beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati e/o gestito tramite opportuni sensori e azionamenti”, sia spiegato, in maniera congrua, perché e come il bene soddisfa i 5 requisitiprevisti: controllo per mezzo di CNC (Computer Numerical Control) e/o PLC (Programmable Logic Controller); interconnessione ai sistemi informatici di fabbrica con caricamento da remoto di istruzioni e/o part program; integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica o con la rete di fornitura e/o con altre macchine del ciclo produttivo; interfaccia tra uomo e macchina (HMI, ndr) semplici e intuitive; rispondenza ai più recenti standard in termini di sicurezza, salute e igiene del lavoro. E’ importante sapere che i requisiti dell’integrazione e quello della sicurezza dipendono anche dal contesto in cui la macchina viene installata. Dichiarazioni generiche quindi lasciano il tempo che trovano.
- Verificare che sia spiegato, in maniera congrua, anche come il bene soddisfi le ulteriori condizionipreviste, cioè essere dotato di due delle tre seguenti caratteristiche: sistemi di tele manutenzione e/o telediagnosi e/o controllo in remoto; monitoraggio in continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo mediante opportuni set di sensori e adattività alle derive di processo; caratteristiche di integrazione tra macchina fisica e/o impianto con la modellizzazione e/o la simulazione del proprio comportamento nello svolgimento del processo (sistema cyberfisico).
- Verificare la credibilitàdi chi ha rilasciato la “certificazione”. Chiunque può dichiarare che un macchinario è “industry 4.0 Ready”, ma siamo sicuri che abbia le competenze per farlo?
- Sottoporre comunque la “certificazione” Industry 4.0 Ready al vaglio di un consulente o un esperto indipendente. Anche la vostra associazione di categoria potrebbe darvi una mano.
- Ricordarsi che senza l’interconnessionenessun bene può fruire dell’agevolazione. L’interconnessione deve avvenire effettivamente in fabbrica ed essere documentata.
- Se si opta per la dichiarazione “fai da te” basandosi su queste “certificazioni”, le considerazioni contenute nella “certificazione” Industry 4.0 Ready diventeranno le vostreconsiderazioni, quindi valutate bene se fidarvi non tanto del venditore quanto di chi ha preparato quel documento.
- Valutare in ogni caso una periziao un’attestazione di conformità, anche se il bene costa meno di 500 mila euro. Per quanto sia ormai stata fatta chiarezza su quasi tutti i punti della legge, ci sono ancora molte situazioni al limite. Come avete visto, in caso di errore la responsabilità è vostra, ma il supporto di un consulente competente può comunque risparmiarvi una parte delle conseguenze.
- Diffidate dei “faciloni”. Se avete anche il minimo dubbio sulla valutazionedel vostro consulente, chiedete il parere anche di un secondo esperto.
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